Il 3 aprile del 2021, Carlo Ferrario avrebbe compiuto novant’anni. Se n’รจ andato prima di poter festeggiare: a Carlo compleanno e onomastico piacevano e li ricordava volentieri. Gli amici lo ricorderanno in Biblioteca a Como: un luogo da Carlo molto amato e sempre frequentato.
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Carlo Ferrarioย [1931โ2019] รจ morto dopo lunga malattia e dopo unโintensa vita dedicata โ da raffinato intellettuale โย interamente alla cultura. Scritta cosรฌ, di getto, questa frase non ha molto senso e Carlo ne riderebbe; tuttavia dedicare una vita intera alla cultura รจ esattamente quel che รจ avvenuto con lui. Raro beneficio โ si dirร โ consentito a pochi e meritato da ancor meno facendo della cultura un privilegio assoluto: almeno come Carlo lโintendeva.
Chi lo ha conosciuto e frequentato sa esattamente che cosa significasse per Carlo vedere e coltivare lโimmenso campo del sapere: saper scegliere, seminare, coltivare, veder crescere, goderne i fruttiโฆ pochi o tanti, ma sempre eccellenti e mai nascondersi dietro i paraventi di un intellettualismo facilone: non era accondiscendente.
Dotato di curiositร infinita โ almeno fino a che corpo e mente glielo hanno consentito โ e di una memoria prodigiosa godeva nellโaccumulo della conoscenza ed ogni nuova cosa che apprendeva sโandava cosรฌ ad aggiungere alla materia precedente: era un intellettuale seriale. Instancabile nellโargomentare e sempre โ o quasi โ con somma capacitร dโanalisi e di critica. Nella critica โ infatti โ era maestro, indiscusso.
Polemico, anche, e molto capace di porre le questioni in modo raffinato, ironico, fermo. Non era tuttavia statico nelle sue posizioni vivendo il cambiamento culturale degli anni Sessanta. Di famiglia borghese, studi classici, laurea in giurisprudenza, praticantato notarile (unโidea del padre subito abbandonata) e poi funzionario allโAmministrazione provinciale fino al 1970 circa quando sarebbe passato in Regione Lombardia a far quel che sapeva fare: occuparsi prevalentemente di musica.
Forte di studi di composizione e giร interessato alla musica contemporanea Carlo avrebbe rivelato una straordinaria capacitร di vivere parallelamente due passioni: quella della musica classica e operistica e quella della musica del suo tempo. Era โ va detto โ un compositore complesso a tratti difficile; volutamente ostico in certe sonoritร ricercate โ con puntiglio โ nellโesperienza della โnuova musicaโ elettronica e poi digitale.
Sapeva pure abbassare non il livello, semmai il tono, verso testi e musiche piรน โpopolariโ garbatamente politiche (nei testi) e leggermente accattivanti (nelle musiche). Erano โcanzoni politicheโ, sperimentazioni colte che facevano il verso alle canzonette del tempo (odiatissime) e ai cantautori (mai sopportati, mai ascoltatiโฆ). Parole comeย pop, rock, blues, jazzโฆ erano intollerabili alle sue orecchie; per non parlar dei testi in voga che considerava men che ciarpame.
Erano quegli anni, i Settanta e gli Ottanta, di una crescita culturale collettiva che Carlo non disdegnava e che a Como gli hanno concesso di essere coโprotagonista di molti e indimenticabili momenti di accrescimento culturale giovanile. Le sue lezioni o conferenze erano seguitissime per la capacitร che Carlo aveva di mischiare i generi passando dalla musica allโarte figurativa, alla poesia, alla letteratura, al teatro, al cinemaโฆ collaborando con il Teatro stabile di Como e lโAutunno musicale ha mischiato spesso i generi
Carlo era poeta perchรฉ conosceva e amava i poeti; musicista e musicologo perchรฉ studiava storia e composizione; era โ in particolare โ cittadino comasco perchรฉ sapeva osservare e ascoltare.
I suoi โstudiโ erano laboratori di esperienze: mitico quello in via Odescalchi al 30; poi quello in via San Giuliano; infine la sua abitazioneโstudio in via Volta 36 per finire in via Bossi (anche se la vecchiaia โ qui โ iniziava ad incombere). Comunque, tutti luoghi aperti alle menti aperte; giovanili soprattutto, ma non solo. Decine di giovani studenti e futuri musicisti hanno passato ore indimenticabili in mezzo alla vastissima biblioteca e a migliaia di LP e CD e nastri ad ascoltare musica, a fare musica, a scrivere e ad ascoltare Carlo che โ non lo si dimentichi โ era un maestro discreto eppure esigente: si poteva โ si doveva โ discutere anche fino allโalba su ogni questione.
Era stato capace di regali raffinati, insoliti e di una sensibilitร rara: non dimenticava un compleanno ed aveva per ciascuno una telefonata, una poesia, un mottetto, un sonetto, un gioco anagrammatico o unโoperina, un racconto o un ricordo. Era, nella creazione, instancabile, inesauribile. Como, nel 2012, lo ha insignito dellโAbbondino dโOro: la massima onorificenza della cittร .
Purtroppo inattivo da qualche anno, ci ha lasciato una grande ereditร non solo di libri (quelli pubblicati almeno una trentina; quelli ineditiโฆ non si sa) o di musiche (per fortuna, molte sono archiviate), ma anche e soprattutto di umanitร . Ad ogni domanda la sua risposta era sempre pronta e competente e ad ogni sollecitazione culturale la sua reazione รจ sempre stata esatta, completa, perfetta. Caro Carlo: ci mancherai.
[Gerardo Monizza, dicembre 2019]
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